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Performance aziendale 29/04/2020

Nicola Mastroianni


Indici di allerta: quali sono i Kpi che incidono sull’analisi

Indici-di-allerta

La salute di un’impresa è paragonabile a quella di un vero e proprio organismo “vivente”: un complesso sistema in equilibrio e salute. Il livello di parametri ed indici di un soggetto in salute è ben stabilito: il superamento di un valore o l'emersione di un sintomo sono segnali da tenere sotto controllo. Allo stesso modo, nelle aziende il superamento delle soglie degli indici di monitoraggio è predittivo di una situazione in grado di trasformarsi in "patologia" se non viene trattata nel modo giusto e per tempo. L'azienda va considerata analogamente ad un “paziente” che va visitato, controllato, seguito ed, eventualmente, aiutato, se ha bisogno di assistenza. Il check a cui ogni azienda va sottoposta deve avere i crismi  della “scientificità”, alla pari di esami di laboratorio: ecco perché è necessario individuare specifici KPI degli indici di allerta.

Il ricostituente della tua azienda sarà senz'altro l'avere imparato a pianificare il business partendo dai numeri, individuando adeguati set-up che ti consentano di crescere e pianificando dei processi e procedure di salvaguardia in caso si presentino delle difficoltà. L'eventuale precoce emersione di segnali di crisi non è che una apprezzabile conseguenza automatica di un nuovo mindset! 

In questo articolo approfondiamo i KPI che incidono sull'analisi, cioè quei parametri fondamentali da tenere sotto controllo per capire lo stato di salute aziendale.

La prevenzione della crisi aziendale è la ragione per cui la legge (più precisamente il nuovo codice della crisi e dell’insolvenza d’impresa) impone al Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e dei revisori contabili (Cndcec) il compito di elaborare, ogni tre anni, gli indicatori della crisi necessari al completamento dei sistemi di allerta. E il Consiglio ha presentato quelli che possono essere considerati gli indici anticipatori di una crisi: questi indicatori rappresentano uno strumento ed un obbligo che grava sugli amministratori e sugli organi di controllo.

Si può anche parlare di Key performance indicator (Kpi), ovvero indicatori chiave delle prestazioni di un’azienda. In pratica, al pari di Kpi e metriche connesse a prestazioni di natura commerciale (CTR, SERP o CAC per esempio) sono i fattori del successo di un’organizzazione, chiavi di lettura per misurare i risultati conseguiti dall’organizzazione stessa (ad esempio, il raggiungimento di una certa quota di mercato o di un determinato livello di servizio). 

La riforma del 2019, che nella parte relativa agli indicatori della crisi entrerà in vigore a settembre 2021, punta far fare un salto mentale a tutti coloro che fanno impresa (in particolare Micro, Piccole e Medie Imprese) così da raggiungere un duplice risultato: da un lato aiutare gli imprenditori a confrontarsi con i numeri al fine di inseguire costantemente competitività e profitto; dall'altro,  consentire l’emersione precoce dei casi di crisi aziendali.

L’idea del legislatore è guardare alla “probabilità del default”, ossia agli aspetti predittivi e statistici. Questo per non lasciare l’imprenditore ad operare da solo, magari senza procedure formalizzate. La salvezza - così come la competitività - sta nell’approccio scientifico dell’analisi. L’unica modalità per garantire prospettive sia di continuità aziendale che di incremento di competitività è una visione lungimirante, un “forward looking” che sappia sia prevedere la crisi che misurare gli incrementi connessi con le azioni programmate.

Va detto, comunque, che non esiste un indicatore univoco: va creato un mix di parametri di valutazione. Ecco i valori-guida che ogni consulente, ogni commercialista deve considerare con attenzione nell’analisi dell’azienda:

  • Oneri finanziari sui ricavi
    Si valuta quanta parte dei ricavi viene assorbita dagli oneri finanziari. Un elevato assorbimento potrebbe ridurre significativamente la capacità dell'impresa di remunerare adeguatamente gli altri fattori produttivi e, in via residuale, i soci e l'imprenditore oltre a ridurre la capacità di rimborsare l'indebitamento.
  • Patrimonio netto sui debiti totali
    L'indice misura l'indipendenza finanziaria dell'impresa rispetto alle fonti di debito; maggiore è il patrimonio netto in relazione ai debiti, più solida e capitalizzata è l’impresa.
  • Liquidità a breve termine (attivo corrente/passivo corrente)
    L’indice confronta il passivo esigibile a breve quindi misura l'equilibrio finanziario dell'impresa nel breve periodo. Un valore superiore ad uno indica la capacità dell'impresa di essere in grado di coprire le passività a breve con le attività a breve termine.
  • Cash flow sull’attivo
    Misura la capacità dell'impresa di trasformare in cassa (risorse finanziarie) il capitale investito.
    Il rapporto indica il rendimento dell’impresa in termini di cassa generata, ovvero quanto valore fanno crescere in cassa gli investimenti in beni capitali e circolante.
  • Indebitamento previdenziale e tributario sull’attivo patrimoniale
    Si tratta di un indicatore inserito specificamente nella norma e va particolarmente "osservato". Infatti, fisco e Inps sono considerati “creditori pubblici qualificati”, in grado anche di segnalare da esterni lo stato di crisi dell’azienda, in caso di debiti scaduti sopra una certa soglia. In particolare, l'indice misura la dipendenza dell'impresa dai debiti previdenziali e tributari e mette in evidenza, nel caso di superamento delle soglie prestabilite, come l'impresa si finanzi omettendo di assolvere in modo regolare il pagamento di tributi e contributi. 

Come detto, questi 5 indicatori hanno un significato se utilizzati contemporaneamente, dato che ciascuno da solo rappresenta una visuale parziale delle performance aziendali o di eventuali indizi di crisi. Serve una visione unitaria, che è poi quella richiesta dal Legislatore: l’unica che può consentire la valutazione di performance di crescita o il contestuale superamento delle soglie minime.

In aggiunta ai 5 indici elaborati dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e dei revisori contabili (Cndcec), il legislatore ha previsti due specifici indicatori, che al superamento di determinati valori, da soli costituiscono indizio di una probabile crisi d'impresa.

Ecco gli indicatori da analizzarsi prima ancora degli indici settoriali di cui sopra:

  • Patrimonio netto: la presenza di un patrimonio netto negativo è indice di crisi poiché evidenzia uno squilibrio tra attività e passività, tale da pregiudicare la continuità dell'attività aziendale;
  • DSGR (debt service coverage ratio): indica la capacità dell'azienda di sostenere, attraverso i flussi di cassa prospettici, i debiti sociali nei prossimi 6 mesi. Un valore inferiore ad uno indica che l'azienda e' ragionevolmente in uno stato di crisi.

La comprensione dell'insieme del patrimonio di dati consente una corretta valutazione delle performances aziendali. Per fare ciò è necessario che tu, come imprenditore alla guida dell’azienda, ti possa affidare a consulenti preparati. Per avere un motore performante pronto ad affrontare le prossime sfide con elevate prestazioni, serve un pool di esperti in grado di valutare al meglio il set di indici dell’andamento dell'impresa e dei processi aziendali. Contattaci per una consulenza gratuita: spesso ci capita di intervenire su macchine che hanno già un gran motore. Basta solo una piccola messa a punto per tornare a correre.

Ci vediamo in pista!

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Nicola Mastroianni

scritto da Nicola Mastroianni

Sono consulente aziendale tributario specializzato in pianificazione fiscale ed ottimizzazione dei costi aziendali, pianificazione strategica aziendale, organizzazione e programmazione economico/finanziaria. Tributarista qualificato ai sensi della legge 4/2013 – certificato UNI 11511 – da oltre 20 anni affianco ed aiuto Imprenditori, Direttori Finanziari e Manager nella pianificazione ed ottimizzazione fiscale dei costi aziendali contribuendo alla riduzione della pressione fiscale ed all’incremento dei risultati aziendali utilizzando con approccio innovativo, il metodo di Lean Management COMPETI.

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